Mi sono chiesta più volte perché dalle verdi risaie di Ubud ci siamo ritrovati tra i clacson strombazzanti di Sanur e quella che pareva proprio essere una cosa senza senso, ha avuto alla fine anche lei un suo perché.
La verità è che volevo portare i bambini qualche giorno al mare prima di imbarcarci nell'avventura di raggiungere Komodo, e Sanur è stato l'unico posto dove abbiamo trovato un albergo a prezzi accettabili per il periodo. Perciò eccoci qua, tutti stretti in una camera che, seppur ampia, non è di certo bella come la casa di Ubud ma pazienza, non siamo mica venuti fin qui per chiuderci dentro?
Sanur ha tutto ciò che potete desiderare per star comodi: il mare che certo non sarà quello delle Gili ma non è malaccio; i negozi dove potrete comprare di tutto come foste in occidente, forse troppo in occidente; ristoranti e centri commerciali con fast food a profusione; i mezzi pubblici che lo collegano a sud con Nusa Dua passando per Kuta, e a nord con la stazione degli autobus di Batubulan dove è possibile proseguire in minivan per Ubud.
Sono in programma anche altre linee che raggiungeranno Tanah Lot e Ubud. L'unica pecca degli autobus di Sanur è l'aria condizionata. Salendo a bordo, vi sembrerà di superare un arco spazio temporale con la Siberia, e i rigagnoli di acqua che scendono per la condensa lungo i finestrini insieme al controllore che indossa il piumino non lasceranno spazio a dubbi.
Ma non è certo per la futura, entusiasmante linea di autobus glaciali pubblici che sono contenta di essere passata da Sanur, quanto piuttosto per il suo mercato notturno. E' qui che tutte le sere ceniamo, facendoci dall'albergo anche una bella passeggiata per raggiungerlo.
Le bancarelle che vendono cibo non sono molte, ma si trova posto a sedere con facilità; niente se paragonato a quello di Koh Samui ad esempio, ma comunque c'è tutto e si può cenare veramente con poca spesa.
Nuvole di fumo si alzano dalle griglie dove vengono arrostiti spiedini di manzo o pollo, fino al pesce; mentre altre bancarelle scoperchiano paioli colmi di noodles e zuppe varie. Ce n'è poi una che fa macedonie e succhi di frutta veramente strepitosi e una che crediamo faccia le crêpes...
La prima sera scegliamo di sederci a un chiosco gestito da una famiglia intera: moglie ai fornelli, marito alle ordinazioni e persona anziana, sicuramente mamma di uno dei due, alla cassa. E' sempre così, sono gli anziani a maneggiare i soldi: ricordo ancora la vecchietta di Mui Ne con i rotoli di dollari infilati sotto la gonna...
Ordiniamo spiedini di carne guarniti da una salsa a base di cocco che resteranno per sempre fra le cose più buone mangiate in giro per il mondo. Prendiamo anche un paio di piatti di riso bollito, che da queste parti fa le veci del pane. I bambini mangiano che è un piacere e io già mi immagino noi seduti a questa o quella bancarella per le sere a venire.
Ma ancora non avevo fatto caso alla vera stella di questo mercato: il Roponggi.
All'inizio, dicevo, crediamo siano crêpes a giudicare dal profumo, e invece no. Il Roponggi è un dolce che prende forma da un semplice panetto rettangolare che somiglia molto al pancarré ma non è a fette, è intero. Viene tagliato in due seguendo la lunghezza e cosparso di burro fuso, mentre sfrigola su una piastra calda. Quindi viene farcito secondo i gusti del cliente che può scegliere tra un'infinità di varianti, alcune persino salate ma francamente poco invitanti. E' un dolce a tutti gli effetti, perché stravolgerlo? Le varianti dicevo sono davvero molte: si parte dal classico cioccolato fino ad arrivare agli sciroppi di frutta a tutti i gusti.
Dopo la prima rosolatura su tutti e quattro i lati ben imburrati, il panetto viene tagliato a in due e quindi fatto a pezzettoni. Ancora un minuto sulla piastra e si trasferisce nel contenitore da asporto. Qui avviene la farcitura vera e propria, secondo il gusto scelto, ma senza tralasciare un solo angolo di questo pane dolce con cioccolato fuso, praline, cereali, gocce di cioccolato, granella di zucchero, roba fusa che viene fatta cadere copiosamente un po' ovunque e chi più ne ha più ne metta.
Nel mio caso, la prima sera lo prendo al cioccolato, la seconda alla fragola e la terza al caramello. Senz'altro ho preferito quest'ultimo e in generale mi sono piaciuti di più i gusti cremosi rispetto a quelli alla frutta. Forse perché non si usano succhi o frutta fresca ma una serie di sciroppi dolciastri e appiccicosi che proprio non mi piacciono.
L'unico neo, se così possiamo chiamarlo, è che avendo cenato prima, quasi quasi ci sentiamo male dopo aver mangiato un Roponggi a testa. Meno male che l'albergo dista un po', confidiamo in una passeggiata che ci salvi dal diabete!