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Le isole Gili Sud Occidentali

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Dettagli
Scritto da Francesca Cioccoloni
Categoria: Indonesia
Visite: 11392

Valutazione attuale: 5 / 5

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Gili in indonesiano significa letteralmente diga e il termine viene usato per indicare le isole in senso generale. Eppure quando sentiamo questa parola pensiamo subito Alle Gili, quelle che raggiungiamo comodamente in aliscafo da Bali; quelle di sabbia bianca e mare cristallino; quelle che si dividono tra turistica, via di mezzo e deserta.

Anche per noi è stato così all'inizio, tant'è vero che avevamo prenotato un alloggio a Gili Air; alloggio che poi si è rivelato una fregatura tra tentativi di alzare il prezzo anche se prenotato su Booking e cattiva gestione della problematica su tutti i fronti. Quindi, dal momento che l'attrazione verso questo posto è scemata per una serie di motivi di poco interesse per ciò che voglio raccontarvi, ecco che ci s'è presentato di nuovo l'interrogativo di dove fare un po' di mare tranquillo dopo le escursioni di Bali e Komodo.

Sfogliando la guida ma soprattutto chiacchierando con una coppia di turisti tedeschi incontrati a Labuan Bajo - che loro malgrado hanno dovuto dividere il tavolo con noi e le nostre mille domande - siamo arrivati alla conclusione che è la Penisola Sud Occidentale di Lombok la nostra meta. Più precisamente le isole a largo di questa costa frastagliata, selvaggia e soprattutto poco nota, Gili Sudak, Tangkong e Nanggu, che si raggiungono da Tawun; Gili Gede, Rengit, Layar e Asahan, che si raggiungono da Tembowong.

 

 

Un tempo snobbata per la sua vicinanza ai giacimenti auriferi di Sekotong, per l'inquinamento dovuto all'estrazione di frodo dell'oro, e per la deturpazione del territorio in generale, pare che adesso la corsa degli anni passati sia andata via via diminuendo a tutto vantaggio della zona.

Quindi decidiamo di puntare verso sud, e dall'aeroporto di Lombok raggiungiamo in taxi la sera tardi questo angolo di mondo sperduto dove il primo bancomat è a chilometri, non arrivate qui senza contanti. Troviamo una stanza giusto per la notte: domattina ci aspetta Gili Gede, l'isola che abbiamo scelto come base per esplorare le altre.

Le località sulla terra ferma dove sono disponibili alloggi per turisti sono Sekotong Tengah e Pelangan nell'interno; Medang, Tawun, Batu Leong, Labuhan Poh e Batu Putih sulla costa. Se come noi arriverete in zona la sera tardi e dovete trovare alloggio, vi consiglio di percorrere la strada costiera che va da Medang a Desert Poink, località molto famosa tra gli amanti del surf che di solito registra il tutto esaurito in alta stagione (agosto). Quindi appena trovate una stanza libera prendetela al volo. Noi abbiamo dormito al Krisna di Tawun ed è una scelta che vi consiglio sia per le stanze fresche e pulite, sistemate fronte mare in un bel giardino, che per gli ottimi pasti serviti all'aperto.

 

 

Di mattina abbiamo aspettato un bemo lungo la strada per raggiungere Tembowong circa 12 km a ovest, dove è possibile noleggiare un'imbarcazione per attraversare il piccolo lembo di mare che la separa da Gili Gede.

La scelta di andare proprio a Gede è dipesa dal fatto che è l'isola più grande e quindi con un poco di comfort in più, soprattutto per chi viaggia con bambini. Non vi aspettate però altro che un villaggio di pescatori, un piccolo bazar, un paio di ristoranti e quattro turisti in croce che alla fine si salutano neanche fossero amici da una vita!

Scegliamo di dormire al Secret Island, ovvero al primo resort che si incontra approdando sull'isola. Non è male anche il Pelangi, proprio al villaggio subito dietro la baia, ma abbiamo preferito questo per il bel giardino che circonda bungalow per tutte le tasche e la zona comune un po' decadente ma super accessoriata. Non che ce ne sia mai stato bisogno, ma è presente una tv con tantissimi dvd a disposizione degli ospiti, diversi giochi da tavola, un biliardo, e la sera la cena viene accompagnata da musica jazz. 

Per contro - nel nostro resort come in tutta l'isola - l'acqua che esce dai rubinetti è salmastra, usarla con i saponi equivale a spargersi addosso una patina appiccicaticcia. Ogni mattina però ci viene portata una stagna da venti litri di acqua dolce, che consegnano sull'isola dalla terra ferma. La corrente durante il giorno non c'è; verso le cinque del pomeriggio, cioè quando inizia a fare buio, entra in funzione un generatore ed è disponibile fino all'alba.

 

 

Gili Gede è un'ottima base per organizzare escursioni alle isole vicine che sono: Rengit, Layar e Asahan. Potete rivolgervi direttamente al posto dove alloggiate oppure chiedete un po' in giro al villaggio. Nel nostro caso, altri viaggiatori che alloggiavano nella nostra stessa struttura ci hanno consigliato di fissare l'escursione con il Pelangi che, oltre a un paio di bungalow, ha un ristorante e l'unico bazar della zona.

Partiamo noi quattro insieme ad altre tre persone a bordo di una tipica imbarcazione indonesiana. Il giro dura mezza giornata e comprende le soste per lo snorkeling e qualche passeggiata su spiagge stupende. In quattro abbiamo speso l'equivalente di 17 €.

La nostra tipica barchetta indonesiana con la scritta Palangi sul fianco salpa dalla spiaggia di fronte per attraversare, dopo aver preso il largo, un vasto allevamento di ostriche, fino a raggiungere il primo punto per lo snorkeling al largo della costa nord di Gede. Da queste parti pare ci siano i migliori coralli di Lombok e già dalla barca vi sembrerà di scivolare su un giardino. Coralli enormi e soprattutto intatti si lasciano attraversare da pesci colorati; mi dispiace non essere attrezzata per foto subacquee ma dovete fidarvi della mia parola!

 

 

Dopo il primo tuffo in prossimità della costa nord di Gede, la barca si sposta un po' e ci porta su un altro versante della stessa formazione corallina di prima. In pratica è come se fossimo in una piscina chiusa da alte pareti sopra le quali spumeggiano le onde del mare aperto. E' stupendo: i migliori coralli visti in questo viaggio, così antichi, grandi e in salute. Nuotare con mio figlio tra queste meraviglie è una cosa che ricorderemo per sempre.

Finora non siamo mai approdati da nessuna parte, ma il comandante ha sempre accompagnato alla spiaggia mio marito e il piccolo di casa, mentre noi stavamo sott'acqua esplorando i fondali a largo dell'isola di Layar.

 

 

Proseguiamo fino a gettare l'ancora davanti alla lingua di sabbia bianca e conchiglie enormi che è la spiaggia di Rengit.

 

 

Un'isola abitata da qualche pescatore e con un molo decisamente grande. Avrei voluto approfondire il perché di un approdo così sovradimensionato per le barche dei turisti che passano da queste parti; o perché un cartello scolorito annuncia tutti gli sport acquatici che si possono fare; perché un palco è montato in fondo a una pista da ballo; come anche perché un enorme gazebo contiene tavoli e sedie accatastati da far sedere un esercito.

Vado oltre e arrivo in prossimità di un Tempio Indù dalle statue adornate con parei colorati e lindi che sembrano appena lavati. Intorno però non vedo nessuno, solo qualche capanna spunta tra il fogliame dalla baia di dietro, e fili di panni stesi ad asciugare.

 

 

Proseguo per salire sul pontile quando noto un ragazzo dall'età indefinita sdraiato sotto le scale a godersi la brezza marina. Salgo e trovo una distesa di piccoli pesci argentei a seccare al sole: niente frigoriferi da queste parti, alimentate forse un paio d'ore la sera da un generatore. Allora mi viene da pensare solo una cosa, che questa zona ha provato a lanciarsi turisticamente ma poi qualcosa non ha funzionato. Probabilmente sarà stato a causa dell'inquinamento e il decadimento causato dall'estrazione dell'oro che, come dicevo, si è svolta da queste parti come nel peggiore dei Far West.

Si prova una strana sensazione, come di essere in un the day after su un'isola tropicale. Decido però di restare nel dubbio; in fondo con un mare così azzurro e un cielo che non finisce mai cos'altro si può voler chiedere al mistero?

 

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