Questo mese ho voluto proporre il tema per il Senso dei miei Viaggi e ho scelto un argomento che mi sta molto a cuore, perché unisce le persone che non si conoscono, dà fiducia nel prossimo e tiene lontani i pregiudizi. Sto parlando delle Cortesie dei miei Viaggi, di quelle volte in cui degli estranei sono stati gentili con noi, aiutandoci senza avere secondi fini. Va da sé che si allontanano parecchio dalle cortesie che ci vengono elargite perché turisti paganti, ma si ricongiungono benissimo con il vero spirito del tendere una mano quando sei in difficoltà.
I sarti di Port Blair
La prima cortesia dei miei viaggi che vorrei raccontarvi risale a qualche anno fa, quando con il nostro primogenito siamo stati alle isole Andamane e Nicobare, in India.
E' l'ultimo giorno e stiamo facendo su e giù per l'Aberdeen Bazaar di Port Blair per comprare qualche souvenir da portare in Italia; ci riduciamo sempre all'ultimo momento perché lo shopping non è tra le nostre attività preferite neanche nei noiosi pomeriggi invernali a casa, figuriamoci in viaggio!
Il piccoletto è presto stanco e non ne può più di vetrine e bancarelle e naturalmente esprime il suo dissenso ad ogni passo. Finché non pianta una grana un po' più grossa delle altre davanti alla bottega di alcuni sarti. Questi, di cui proprio non notiamo la presenza perché troppo impegnati a rassicurare nostro figlio che quello dove stiamo per entrare sarà davvero l'ultimo negozio, rimangono molto colpiti dalla scena e perché no, l'occasione di conoscere un bimbo che viene da lontano e magari scattare qualche foto insieme così da avere una storia da raccontare rincasando la sera, è troppo ghiotta per loro. Mentre siamo ancora lì, davanti a quella vetrina ad ammirare un modellino di risciò che poi compreremo e che verrà fatto a pezzi in un attimo dai modi gentili con cui nostro figlio lo farà correre ovunque, ecco che uno di loro ci si avvicina. Ha in mano un pacchetto di patatine e lo sta offrendo al bimbo, che smette magicamente di fare le bizze e lo accetta tutto contento; da lì al farsi fotografare seduto sul bancone della loro attività il passo sarà fin troppo breve. Così un gesto semplice ha riportato l'armonia e soprattutto il sorriso talmente tanto che ci siamo resi conto che sono loro, le persone con i loro gesti, il souvenir che ognuno dovrebbe riportare a casa. Se non altro, a distanza di tanto tempo, il ricordo è ancora vivo come se fosse ieri e le foto sono lì a darti una mano quando serve; invece il risciò giace sul fondo di qualche discarica.
La cuoca intraprendente
Qualche anno dopo e con la famiglia allargata siamo in Thailandia, a Sukhothai per la precisione e stiamo andando a vedere la città vecchia. Convinti non si sa per quale strano motivo che siano come le rovine di Ayutthaya, vicine al centro cittadino, partiamo con le biciclette della nostra guest house e in prima battuta sbagliamo pure strada. Chiediamo informazioni in giro e notiamo che ci guardano tutti un po' perplessi ma lì per lì non gli diamo molto peso.
Giriamo le biciclette che dividiamo coi nostri figli seduti sul portapacchi e riprendiamo a pedalare ma intorno non vediamo nulla che possa somigliare a delle rovine. Un po' scoraggiati ci fermiamo in un ristorante lungo la strada e già parecchio fuori dal centro. Specialità della casa: riso e uovo fritto adagiato sopra, cucinato dalla padrona del ristorante che è anche la padrona della casa da dove è stato ricavato lo spazio per i tavoli; casa in cui mio figlio piccolo può entrare e uscire come gli pare e toccare tutto, compreso un prezioso galeone impacchettato col cellophane per proteggerlo dalla polvere. Ho provato a intervenire ma inutilmente: lui può, la signora ha deciso così e io non conto nulla. Dopo aver mangiato le chiedo indicazioni per raggiungere il parco archeologico di Sukhothai e, a gesti, mi fa capire che è parecchio lontano in bicicletta, per di più con dietro due zavorre come i nostri figli.
Ormai siamo rassegnati a dover tornare in albergo e mandare a monte i nostri piani quando si ferma un ragazzo, un tecnico direi con un pick-up nero lucente e sulla fiancata il nome di una nota casa produttrice di elettronica. Si dirige verso l'anziana signora e ordina qualcosa da portare via; prepara i soldi per pagare e nel momento in cui glieli porge vedo negli occhi di lei una strana scintilla, ecco che gli dice qualcosa. Naturalmente parlano nella loro lingua però quello che si dicono lo capiamo fin troppo bene. Lei deve avergli chiesto di accompagnarci alla città vecchia; lui deve aver risposto che non può perché sta lavorando; lei deve averlo incalzato con una frase tipo “se non li accompagni non ti darò mai più da mangiare!”.
La scena successiva vede il tecnico e mio marito caricare le bici sul cassone del pick-up, io e i bambini salire a bordo e l'anziana padrona del ristorante al lato della strada con le mani sui fianchi che annuisce e sorride compiaciuta.
Bigliettaio ad honorem
La terza e ultima cortesia di viaggio anche se, credetemi, potrei raccontarvene ancora, l'abbiamo ricevuta la scorsa estate in Indonesia.
Siamo già nella seconda parte del viaggio e c'è presa un po' la fobia dei tempi morti nei lunghi spostamenti che abbiamo fatto finora; tipo sei ore su un traghetto pubblico come anche prendere aerei. Dobbiamo però fare un ultimo grande passo, ovvero quello che dall'isola di Bali ci porta a Java, quindi a Yogyakarta da dove abbiamo un aereo prenotato che da lì a qualche giorno avrebbe fatto da ponte col volo intercontinentale di rientro. E vogliamo fare tutto in una volta sola; non importa quanto tempo ci metteremo, non vogliamo fare tappe intermedie. I bambini stanno bene e reggono il ritmo del viaggio meglio di noi, perciò aspiriamo a trovare subito il modo di andare diretti a Yogya.
Quando il traghetto da Bali approda alla punta est di Java, cominciamo a cercare un autobus diretto ma con scarsi risultati: anche le compagnie private o hanno l'autobus pieno o che è già partito o che fa tappe intermedie. Andiamo alla stazione dei treni e lì è anche peggio: niente diretti, bisogna cambiare sempre e le coincidenze non sono così rapide, inoltre sono rimaste solo tariffe troppo alte per noi.
Non ci arrendiamo ma ci facciamo portare da un taxi fino alla stazione degli autobus pubblici che sta un po' fuori dalla zona del porto; niente anche lì, solo corse in coincidenza ma di diretti nulla. Risaliamo sul taxi e l'autista ci dice che conosce una stazione dalla parte opposta. Torniamo indietro, ripassiamo davanti al porto, proseguiamo un bel pezzo oltre e finalmente eccoci in un'altra stazione che sembra abbandonata da decenni. Un cancello divelto si apre su un cortile di sterpaglie e calcinacci; di lato, una fila di stanze con tutte le finestre rotte e le sedie abbarbicate ovunque ha tutta l'aria di essere stata una biglietteria, un tempo.
Poi finalmente appare un signore e ci viene incontro; chiede se può esserci d'aiuto e quindi ci dà tutte le informazioni, soprattutto quella che cercavamo: da lì parte un autobus diretto per Yogyakarta! Pronta a fare il biglietto, lui mi dice che la biglietteria apre all'una, poi si avvia verso un motorino.
Vabbeh penso, andrà in pausa e tornerà più tardi, in fondo non sono neanche le dodici.
Ripassa in sella al motorino e mi chiede un foglio; gli do la guida e lui ci scrive il prezzo del biglietto, l'orario della partenza e quello di arrivo: diciassette ore tonde tonde...siamo quasi ai livelli delle diciotto dell'India, speriamo solo che l'autobus sia migliore...
Mi ridà la guida, mi sorride e dice che adesso deve proprio andare a casa dalla moglie che lo sta aspettando e che no, lui non lavora lì, solo conosce l'orario degli autobus e ci ha voluto aiutare, si è fermato perché ci ha visti, ha chiesto al tassista che cercavamo ed è venuto da noi perché sapeva che l'autobus diretto non è una nostra allucinazione ma esiste veramente.
La moglie e il pranzo in fondo possono aspettare, per un tipo così ne varrà senz'altro la pena.
Commenti
Grazie per il commento e ricorda di dirmi quale delle mie cortesie preferisci!
Grazie per essere passata di qua, magari un giorno incontrerai anche tu questi sarti...chissà
Saranno contenti di essere diventati famosi...
Grazie per il tuo voto!
Siete proprio in gamba Francy!
Vedessi che grinta la cuoca!