Se chiudo gli occhi e mi concentro un po' riesco ancora a sentire la morbida sabbia sotto i piedi, e quell'acqua fresca che scorrendo li massaggia piano. Sono alla Sorgente delle Fate Suoi Tien di Mui Ne, in Vietnam. Appena faccio un passo mi sento affondare ma poi il piede si ferma e mi ritrovo con l'acqua che lo circonda appena: morbida sabbia e fresca acqua. La sensazione più bella mai provata dai miei piedi e dalla mia mente.
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Il nostro accompagnatore ci scarica dall'altra parte della strada per quella che sarà la prima tappa dell'escursione che, oltre alla sorgente, ci farà conoscere le dune di sabbia che circondano questa cittadina costiera il cui nome vuol dire città morta. Come per ogni altro tour, anche questo si può comodamente organizzare dall'albergo; in tre abbiamo speso 20 $ per jeep e autista per tutto il pomeriggio, compreso il noleggio delle slitte.
Non appena vi addentrerete nei pressi della sorgente, vi si incollerà un ragazzo del posto che insisterà per farvi da guida. Poi, quando si sarà stufato – molto presto – inizierà a dirvi “same same” come per sottolineare l'inutilità di proseguire lungo il torrente. Questo, sommato alle raccomandazioni del vostro autista di tornare entro mezz'ora altrimenti non fate in tempo a finire tutto il tour, non vi faranno godere affatto della visita, e come noi vorrete tornarci ancora.
Perché la sorgente merita tutto il tempo per camminare piano sul soffice sentiero che risale il torrente fino alla cascata, cambiando cornice ad ogni svolta.
Ai lati del ruscello, un'erba verde e morbida ricopre i bordi e dà respiro a una vegetazione lussureggiante, mentre dalla parte opposta frastagliate pareti di sabbia erose dell'acqua e dal vento mostrano strati multicolore che vanno dal bianco al rosso intenso, passando per l'ocra e il rosa. L'acqua ha modellato la sabbia e pian piano scolpito le dune nei modi più bizzarri, e naturalmente mutevoli.
Proseguiamo fino alla cascata, incontrando sul nostro cammino un esemplare di granchio di fiume tutto nero e, quando ci siamo tornati nel tardo pomeriggio, pochissimi turisti.
Dopo circa un'ora e mezzo di cammino – forse più del necessario ma Francesco aveva appena 5 anni – eccoci arrivare alla piccola cascata che porta l'acqua al torrente che abbiamo risalito. La bella sensazione di morbido e lo spettacolo dei mille colori delle dune di sabbia che ci siamo lasciati alle spalle, ma anche la fatica di aver camminato fin quassù, trovano soddisfazione nello spettacolo dell'acqua, l'artefice di tutto.
Tornati alla nostra jeep continuiamo il tour alla volta delle dune bianche, situate all'ingresso della città. Lungo la strada che ci porta lontani dal mare incrociamo un piccolo cimitero con tombe che sembrano tante caramelle; mandrie di mucche portate al pascolo da bambini; sconfinati spazi di verde intenso che cresce sulla terra mista a sabbia, finché non arriviamo in prossimità di un lago pieno di ninfee che delimita l'inizio delle dune bianche.
La principale attività che si svolge da queste parti è il sand sledding, ovvero la discesa delle dune in slittino. Ci proviamo anche noi ed è un vero spasso; lo è un po' meno risalire...
Francesco si diverte come un matto, anche perché difficilmente tocca a lui riportare indietro la slitta! Ormai non ha quasi più nulla al piedino infortunato e per noi è un gran sollievo vedere come, alla fine, si sia risolto quel brutto incidente di Hoi An.
Dopo aver fatto su e giù un numero di volte sufficiente a divertirsi senza patire troppo gli sforzi, ripartiamo alla volta delle dune rosse, da dove avremo visto il tramonto.
Queste si trovano vicino al mare e fanno parte di quelle formazioni scavate dall'acqua che danno origine alla Sorgente delle Fate. Infatti sarebbe possibile raggiungerle anche arrampicandosi lungo i costoni che fiancheggiano il torrente, ma non è una cosa semplice e se intendete farlo portatevi delle scarpe idonee alla scalata e a sopportare il calore della sabbia. Col nostro autista invece ci arriviamo via terra e saliamo dalla parte della strada, lasciando le slitte in macchina: siamo esausti e vogliamo goderci soltanto il tramonto.
Si dice che parecchi fotografi vietnamiti stiano appartati anche giornate intere per aspettare la luce favorevole o che il vento modelli le dune a loro piacimento. Come dar loro torto?