Finalmente lo posso dire: io sono stata in Africa. Sì perché ho sempre considerato questo continente come qualcosa che va dal Sahara in giù, non c'è un motivo ma il nord Africa e i paesi che ho finora visitato non mi avevano fatto sentire l'Africa.
Tunisia e Marocco sono stati senz'altro un buon antipasto, un'uscita di coppia sul “vediamo come va”, ma niente in quei due viaggi mi aveva dato la giusta dimensione di questo continente e soprattutto della sua gente. Un anno e mezzo fa c'è stata anche una parentesi malgascia sull'isola di Nosy Be, ma lì men che mai ho potuto avere quel genere di connessione che mi piace instaurare con i luoghi e, come dicevo, con le persone.
Questa volta invece mi sono sporcata le mani come piace a me. E l'ho fatto in Tanzania, il posto finora più ostile al turismo fai da te che abbia mai visitato. Dico ostile perché è difficile muoversi in autonomia in un paese dove tutti fremono per chiuderti in un resort che dall'aeroporto hai raggiunto su un pulmino sfavillante, sempre del resort. Mangiare lì dentro, che tanto fuori dove vai? Il mare? Questo qui davanti e se non gradisci c'è la piscina...e così via all'infinito...
Ma se io devo viaggiare così, credo che ormai il concetto sia chiaro e se mi stai leggendo un'idea di me te la sarai fatta, sto a casa mia, ovvero nel posto dove ho il migliore, oltre che maggiore, numero di comodità a disposizione. Invece mi piace guadagnarmi la strada, prendere i mezzi pubblici, mangiare e dormire in strutture gestite dalla gente del posto, trovarmi da qualche parte che col turismo non ha niente a che fare. Perciò, già dal nostro arrivo nella capitale e passata una notte e mezzo in un albergo trovato alle 4 di notte e senza avere prenotazione, abbiamo deciso che non avremmo fatto il solito giro che fanno tutti i turisti, che avremmo lasciato perdere le zone interne e i più blasonati parchi nazionali, a favore di un giro lungo la costa e un safari in un parco più piccolo ma più alla portata. Sì perché, tra l'altro, la Tanzania è cara. Proprio perché le strutture turistiche, nella quasi totalità, sono gestite da occidentali. Senza retorica, ma ho avuto l'impressione che il colonialismo non sia mai finito e che dalle uniformi color cachi, il cappello in tinta e il binocolo al collo, adesso il colonizzatore indossi lo smartphone in una mano e i contanti nell'altra.
La Tanzania se la stanno comprando. Dicono che la maggior parte degli investimenti stranieri provenga dalla Cina, che ha già presentato un piano edilizio per Dar es Salaam che si concluderà nel 2038 con la costruzione dell'ultimo grattacielo. Di certo, che siano cinesi oppure no, per quanto riguarda l'aspetto dell'economia con cui ho avuto a che fare, ovvero il turismo, ben poco è in mano alla gente del posto. E lo si nota soprattutto perché non esiste la famosa via di mezzo che piace tanto ai viaggiatori squattrinati come noi. Nelle zone di maggiore interesse turistico, quelle cioè con i parchi più blasonati e l'isola di Zanzibar, trovare un alloggio e mangiare discretamente pare non sia un problema, almeno questo ho capito leggendo altri post in rete ma non ho esperienze dirette da raccontavi. Se invece come noi volete esplorare una zona del paese non inserita nei classici circuiti turistici, beh, qualche problemino potreste averlo.
Tanto per cominciare con l'alloggio: evitate di cercarlo su Booking e affini perché troverete poco e molto costoso. La scelta migliore rimane quella di tenere in considerazione qualche struttura vista su portali simili, ma di cercare poi arrivati sul posto, chiedendo ai tassisti o guidatori di bajaji che vi circonderanno non appena scenderete da un autobus. Si sa che queste persone poi prendono una provvigione dall'albergo dove vi porteranno, ma che male c'è? Se vi piace e il prezzo per voi è giusto che importanza ha se trovandolo da soli sarebbe costato qualcosa in meno? Certo, non conoscendo il posto magari potrebbero proporvi una fregatura, con giusto dietro l'angolo un albergo cento volte migliore e magari anche più economico. In questo caso vi salva il prenotare solo per una notte e poi magari, senza i bagagli e la stanchezza del viaggio addosso, cercare qualcos'altro per i giorni a venire.
Per gli spostamenti la scelta più economica è viaggiare come fa la gente del posto. Quindi se già nella capitale il vostro albergo si trova nei pressi di una fermata degli autobus, non esitate ad andare a chiedere all'addetto in biglietteria come fare per arrivare in un tal punto, con una cartina alla mano sarebbe meglio. Vi posso assicurare che si faranno in quattro per aiutarvi; a noi è sempre successo così, addirittura che uscissero dalla postazione per non avere il vetro tra noi e loro e poterci scrivere il nome delle stazioni dove dovevamo scendere per cambiare autobus fino alla meta.
Un'altra considerazione del tutto personale, come del resto lo sono tutte quelle espresse in questo post, è che la gente che ha meno a che fare con i turisti è poi la più gentile che potreste trovare. Sedervi a un tavolo sul ciglio della strada per mangiare una frittata con le patate o una coscia di pollo – fuori dai circuiti turistici, questo c'è sul menù – farà onore al gestore della bancarella che, seppur a gesti, farà di tutto per comprendervi e accontentarvi. Non di rado poi, potrebbe capitarvi che qualcuno dei presenti che mastica un po' di inglese, si offra di farvi da interprete per aiutarvi a ordinare, anche se la scelta è quella che è! Quando succedeva a noi, di solito finiva con una birra o una coca offerta alla persona gentile di turno, perché ricambiare una cortesia per noi è importante soprattutto quando si entra in contatto con un'altra cultura che fa di tutto per venirti incontro.
Un'altra cosa fantastica che per me vale il prezzo del biglietto, è quando il padrone della bancarella o del piccolo ristorante locale, passa da te con una bacinella d'acqua e una piccola brocca da cui ti versa l'acqua sulle mani affinché tu possa lavartele. Succede sia all'inizio che alla fine del pasto, nonostante ci sia una fontanella o una stagna d'acqua col rubinetto inforcato dentro a un passo da te. E' una cortesia, un riguardo che si offre all'ospite, non al cliente, e per noi ha rappresentato un vero onore.
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Purtroppo però non sarete liberi di girare come volete; l'Africa non è l'Asia e in quanto a sicurezza ci sono delle accortezze da prendere. A noi piace andare in giro, visitare i mercati, i piccoli paesi, mangiare fuori dall'albergo, tutte cose che in Tanzania abbiamo comunque fatto ma non senza qualche ragguaglio dal personale del resort dove alloggiavamo, che in tre occasioni e in posti diversi, ci ha fatto notare che non era opportuno uscire. In linea di massima - a parte una passeggiata in spiaggia in pieno giorno che secondo l'addetto alla sicurezza non era opportuno che proseguissi nonostante fossi vestita e in compagnia di mio figlio - consigliano di non uscire col buio.
Seguite le indicazioni della gente del posto ma, per l'amor del viaggio, della scoperta e della condivisione di tutto questo con chi davvero vi sta ospitando nella sua terra, non rinunciate mai alla curiosità.
Arriveranno presto altri post su questa meravigliosa avventura africana perciò non andate troppo lontano!
Commenti
Ho letto tutto quello che hai scritto sulla Tanzania posso dire che sono rimasta colpita da tutto ciò, perché sei riuscita a vedere l'africa con un occhio diverso complimenti Davero. Io vivo in Italia ma vengo dalla Tanzania.
Ciao e ti auguro la fortuna negli altri viaggi.
grazie per questo bellissimo commento! Il migliore che abbia mai ricevuto!
Per me l'Africa è una sfida, mi piace perché mi insegna sempre qualcosa, mi fa crescere.
Spero di continuare a viaggiarci il più possibile e buoni viaggi anche a te