Quando si parla di Africa, la parola safari e low cost difficilmente trovano spazio nella stessa frase, se non per escludersi a vicenda.
Come ho già spiegato in qualche considerazione sulla Tanzania scritta di getto non appena siamo tornati, viaggiare con budget ridotto da queste parti è difficile ma non del tutto impossibile.
Forse noi siamo stati un po' troppo fiduciosi ma abbiamo deciso che faremo un safari al Saadani National Park cercando un mezzo che ci possa accompagnare chiedendo agli abitanti del posto. Scegliamo questo parco perché è costiero e facilmente raggiungibile sia da Dar es Salaam e Bagamoyo, come nel nostro caso, che da Zanzibar. Certo, la fauna presente non ha niente a che vedere con quella che è possibile avvistare nei famosi parchi dell'interno, ma si possono incontrare tante gazzelle, giraffe, elefanti, ippopotami, coccodrilli e, se si è particolarmente fortunati e perseveranti, forse anche qualche leone.
Per questo passiamo le prime due giornate a Miono, facendo su e giù per le due strade del villaggio, chiedendo in ogni bottega, officina, capanna e assemblamento umano, se conoscono qualcuno con la macchina che vuole arrotondare un po' accompagnandoci a fare un safari. Credo che questa sia stata la prima volta che degli occidentali bianchi si siano fermati tanto a lungo qui, per giunta chiedendo cose strane... Sì perché, non per essere ripetitiva, il nostro modo di viaggiare ormai è viziato dall'intraprendenza degli asiatici che, ci metteranno anche tre ore a servirti la cena, ma intanto il ristorantino con le sedie di plastica nell'androne di casa l'hanno fatto. Perché affitteranno delle stanze senza le finestre, né le lenzuola sul letto, ma intanto un buco dove dormire con un tetto anche di lamiera e una porta da chiudere a pedate lo trovi ovunque almeno una volta si sia visto un turista. Che sia intraprendenza? Maggiore libertà nonché più soldi? Questo non lo so; so solo che in Africa se ne sente la mancanza.

Ma con una buona dose di tenacia e perseveranza alla fine qualcosa sembra muoversi per noi. Dopo aver trovato improbabili passaggi a bordo di camion color ruggine piuttosto che su tricicli motorizzati con cassone per le merci, visti tra l'altro più volte ribaltati in qualche fosso, ecco che spuntano addirittura due alternative.
La prima ci viene offerta dal falegname del villaggio, che dopo diversi appuntamenti dati indicando l'ora sul cellulare, la posizione del sole e la migrazione delle rondini, riesce a farci incontrare un suo amico, l'unico si intuisce, che possegga una macchina.
La seconda alternativa invece - molto più fantasiosa - nasce da una jeep da safari, di quelle aperte con i posti a sedere, che ho visto svoltare a poche centinaia di metri davanti a noi mentre il ranger del parco ci riportava indietro al villaggio (ne ho parlato nella seconda parte dell'itinerario in Tanzania). Ricordavo che si era fermata davanti a una costruzione azzurra con la scritta “hotel” dipinta sopra. Lì per lì ho chiesto al ranger se l'albergo che aveva in mente per noi fosse quello, ma rispose di no.
Io però ero sicura di quello che avevo visto e quindi il secondo giorno lo passiamo alla ricerca di quella curva, di quell'albergo e soprattutto di quella jeep. Camminando non poco, riusciamo a ritrovare il posto e il proprietario ci spiega che la macchina che avevo visto è di un tizio di un albergo di un altro villaggio a mille mila anni luce da lì. Ma forse qualcosa si può comunque rimediare e così, questo signore in completo blu, scarpe a punta e motocicletta con esternato sul parafango tutto il suo amore per Gesù, chiama anche lui il suo famoso amico con la macchina.
Più tardi in serata, eccolo che arriva con un tizio e una macchina pronti per accompagnarci ovunque vogliamo al prezzo decente di 50 € . Fissiamo per le 5.45 della mattina seguente.
Dopo aver aspettato 45 minuti, ecco che un paio di fari si avvicinano al cancello dell'albergo: è il nostro autista con l'albergatore. Partiamo e lungo la strada carichiamo anche le rispettive mogli, trasformando il safari in una specie di gita di famiglia. Restiamo un po' perplessi, devo dire la verità, per poi provare anche un certo disappunto quando, alla biglietteria all'ingresso del parco, capiamo che si aspettano da noi che paghiamo per tutti. L'imbarazzo, dovuto più che altro al nostro essere caduti dalle nuvole, passa presto perché si fanno biglietti separati per le mogli, mentre come è naturale che sia, paghiamo l'ingresso all'autista e all'albergatore. Crediamo sia finita lì, invece a fine safari, un tentativo goffo e insistente del guidatore di farci sborsare più soldi del pattuito mi ha fatto veramente incazzare, e naturalmente abbiamo pagato il prezzo che lui ci aveva proposto e noi avevamo accettato la sera prima.

Una volta presa la strada per l'ufficio delle guardie del parco, incrociamo subito una giraffa tra le alte frasche di un albero. Sale già l'emozione di trovarsi così vicini ad animali selvatici nel loro ambiente naturale; i bambini sono emozionatissimi e io sono così contenta di farglieli vedere senza sbarre, come quella volta a Komodo.
Come è d'obbligo, carichiamo a bordo un guardiaparco che per tutto il tempo che è rimasto con noi, circa 2 ore, non ha fatto altro che fare nulla. Non una spiegazione decente o un avvistamento sono partiti da lui, anzi, la maggior parte delle volte eravamo noi, bambini compresi, ad avvistare gli animali.
Durante il giro che ci ha portato fino alla spiaggia di Sange, passando per ampi tratti di savana e la riva del fiume Wami, abbiamo avvistato tante gazzelle, famiglie di giraffe, babbuini, ippopotami a mollo nel fiume e tantissimi uccelli.


Una volta riportato il ranger alla sua pennichella sotto il portico degli uffici, facciamo un giro al villaggio di Saadani e, vedendolo, ringrazio il cielo di aver dirottato su Miono che a confronto è una metropoli! Sotto l'enorme tetto di foglie di palma dell'unico albergo / ristorante del paese, non servono praticamente nulla, neanche la diffusa e unica frittata di patate. Nel nostro giro vediamo anche alcuni lodge e il famoso campeggio lungo il fiume ma sinceramente tutti i soldi che vogliono io non glieli darei mai. Posso capire che dormire all'interno di un parco nazionale in Tanzania sia un'esperienza che magari può meritare tutti i soldi che chiede, ma non qui, non in questo parco. Carino seppur piccolo, con una bellissima spiaggia e facilità di avvistamento di erbivori, vale l'escursione di un giorno e in abbinamento a un soggiorno al mare come nel nostro caso, è perfetto. Ma se volete vedere i veri predatori e scene di vita nella savana africana come l'avete sempre immaginata, dovreste andare altrove, nei parchi dell'interno del paese.


Saadani National Park: quando andare
Il periodo migliore per visitare il parco va da giungo a dicembre; mentre è assolutamente sconsigliato tra marzo e maggio a causa delle piogge che rendono impraticabili le strade. Tra gennaio e febbraio dipende dall'entità delle piogge che comunque sono circa la metà di quelle che possono cadere in aprile, periodo di massima.
Noi ci siamo stati a dicembre e le strade erano asciutte ma non troppo aride, si stava bene anche nelle ore più calde della giornata.
Quanto costa entrare al Saadani National Park
A meno che non abbiate organizzato un safari che comprende anche l'ingresso al parco, il biglietto per i maggiori di 16 anni costa 50 $ per gli stranieri, 15 $ per gli espatriati, 5000 Tsh per i tanzaniani.
Dai 5 ai 16 anni l'ingresso è ridotto e costa 15 $ per gli stranieri, 5 $ per gli espatriati, 2000 Tsh per i tanzaniani. Sotto i 5 anni è gratuito per tutti.
Per la macchina di pagano altri 40 $ e poco importa se siete a bordo di un tanzaniano che vi sta accompagnando come amico, non pagherete la tariffa local di 20.000 Tsh nemmeno se piangete in sanscrito.
Altri 20 $ vanno al ranger che dovrebbe farvi da guida ma, a giudicare da come si è comportato il nostro, più che un servizio sembra una piccola tangente.
E' possibile fare un safari in barca partendo dal molo del fiume Wami al costo di 50 $; e un safari a piedi soltanto durante la stagione secca al costo di 20 $ a persona più altrettanti per la guida del gruppo.
Come raggiungere il Saadani National Park
da Dar es Salaam
In autobus da Dar es Saalam tutti i giorni tra le 11 e le 13 (quel che si dice un orario flessibile) parte un dalla-dalla (minibus) da Mbezi, stazione appena fuori dal centro cittadino e raggiungibile con i fantastici autobus cittadini per pochi spiccioli o in bajiangi (tuk-tuk). Impiega 5-6 ore per arrivare al Saadani Village e costa 10.000 scellini tanzaniani circa.
In macchina il parco dista da Dar es Saalam 303 km e occorrono quasi 6 ore per percorrerli tutti in una volta. Molti lodge offrono il passaggio per circa 200 U$$ solo andata.
da Bagamoyo
Un dalla-dalla parte alle 10 di mattina dalla stazione di Bagamoyo e raggiunge il Saadani Village, 70 km a nord, in circa 3 ore e per 10.000 Tsh. Come abbiamo potuto sperimentare sulla nostra pelle, se arrivate al parco coi mezzi pubblici sarà difficile da lì trovare un mezzo per fare un safari, a meno che non abbiate preso accordi prima con qualche lodge. Se volete fare come noi e cercare qualcosa sul posto, dite all'autista di farvi scendere a Miono, una quarantina di chilometri a sud del parco.
da nord
Se arrivate da Pagani, dovrete servirvi di un traghetto per attraversare l'omonimo fiume per poi proseguire verso l'entrata nord del parco. Potete organizzarvi con qualche lodge e di solito il trasferimento in auto fino al parco costa intorno ai 150 $ e impiega poco meno di 2 ore.
da Zanzibar
Il parco si sviluppa lungo la costa ed è per questo meta di safari anche per vacanzieri più votati al mare e alla spiaggia; ci sono delle barche charter che collegano alcuni lodge sia del Saadani che di Pangani. In alternativa per i più audaci, una flotta di pescherecci fa la spola tra la costa e l'isola delle spezie ma non vi aspettate di trovarvi davanti niente che assomigli a un peschereccio per come lo conosciamo noi. Basti pensare che le condizioni spesso agitate del mare rendono questo mezzo davvero poco raccomandabile, specie se si viaggia con bambini.

Prima di chiudere, una riflessione personale mi preme farla. Anche se non è stato certo il safari che immaginiamo, quella di ripiegare su un parco piccolo è stata una scelta consapevole, ovvero sapevamo che mai sarebbe potuta essere la stessa cosa che andare in un parco famoso. La ragione per cui rifarei questa scelta anche col senno di poi, sta tutta nel fatto che i 4 giorni che abbiamo trascorso a Miono sono stati l'esperienza più autentica di tutto il nostro viaggio in Tanzania. Passare questo tempo in un villaggio così totalmente fuori dai circuiti turistici, dove non c'è nulla da mangiare se non frittata di patate e forse qualche coscia secca di pollo, dove non esistono i super market o semplicemente una bottega che venda biscotti, patatine, o qualunque altra cosa da mangiare diversa dalla frutta e la verdura di qualche bancarella; dove quasi nessuno parla inglese e devi esprimerti a gesti come facevo io con le 2 ragazze dell'albergo dai nomi reciprocamente impossibili da ricordare, ma tanto ci chiamavamo sista a vicenda, ecco solo questo per me vale il viaggio, il tempo perso, il costo del biglietto o qualsivoglia stupido modo di dire che giustifica qualcosa nonostante tutto. Questo è il viaggio secondo me.