Quando l'esploratore olandese Willem de Vlamingh giunse sull'isola nel 1696 vi trovò tanti animali che scambiò per topi. In realtà si trattava di un'altra cosa...
La strada che da Perth conduce a Fremantle è tutto un susseguirsi di case color pastello col prato perfettamente curato e le staccionate bianche. Non ricordo di preciso quanto ci abbiamo messo ad arrivare, ma trattandosi dell'Australia posso affermare che c'è voluto molto poco.
La cittadina di Freo - così per i suoi abitanti - ha ritmi molto più rilassati rispetto a Perth, e mantiene ancora intatta l'atmosfera marinara che l'hanno fatta diventare la meta prediletta per una fuga dal caos cittadino.
A metà degli anni ottanta ha ospitato una sfortunata edizione dell'America's Cup, e per questo venne stravolta dai lavori di adeguamento, cosa per niente gradita alla gente del posto che, a ragione, preferisce che Freo rimanga tranquilla così com'è.
Non dedichiamo alla città molto tempo: oggi siamo diretti altrove. Con la nostra macchina a noleggio raggiungiamo il molo di East St da dove partono traghetti leggermente più economici per l'isola di Rottnest. Purtroppo l'Australia non è un viaggio lowcost.
Trascorsi una trentina di minuti, ecco che il nostro ferry attracca al molo dell'isola dei topi, così chiamata per la presenza di animaletti che, i primi coloni occidentali, scambiarono per roditori. E forse è proprio grazie a questo che ancora ce n'è qualcuno in circolazione: i topi non erano sul menu di nessuno.
L'esploratore olandese Willem de Vlamingh e la sua flotta rimasero molto sorpresi alla vista di questi animali, che solo in seguito furono catalogati come dei marsupiali. Lì per lì l'ammiraglio battezzo l'isola Rats' Nest, nido di topi appunto.
Un secolo e mezzo dopo, sull'isola è sorto un penitenziario dove venivano reclusi gli aborigeni che proprio non volevano capire il concetto di proprietà privata tanto caro a chi non aveva su queste terre, le loro terre, assolutamente nessun diritto.
Non appena scesi dal traghetto, sarà per la curiosità e la smania di imbatterci in questi animali che vivono soltanto qui, che non riusciamo a vederne neanche uno. Camminiamo verso un prato che costeggia il molo ma ancora nulla; guardo Graziano un po' arrabbiata, chissà perché do la colpa a lui...che però mi dice di guardare in basso, sotto gli alberi. Lo faccio e immediatamente strabuzzo gli occhi per la miriade di quokka - questo è il loro nome - che scorrazzano tra l'erba.
Ormai sono talmente abituati ai turisti che ti vengono subito incontro e se fai tanto di infilare una mano in tasca o frugare un po' in borsa, allora sì che non ti si scollano più: restano lì in attesa che tu dia loro qualcosa da mangiare.
Siamo all'inizio del nostro viaggio in Australia e, pur girandola in lungo e in largo per più di un mese, tra canguri rossi e wallaby, non avremo la fortuna di vedere un solo cucciolo spuntare dal marsupio. A parte oggi, quando una splendida mamma quokka si mette ritta sulle zampette e fa capolino una testina...
Abbiamo anche la fortuna di incontrare un esemplare di lucertola australiana, che posa volentieri per qualche scatto.
Rotto - così viene chiamata l'isola dai locali - non è per niente grande: è lunga 11 km e larga 4,5. Dopo aver passato un po' di tempo con i quokka che pare si concentrino maggiormente nella zona del molo, si possono noleggiare delle bici e raggiungere una delle tante spiagge sabbiose che introducono a un mare paradisiaco. Dal molo si possono prendere barche col fondo di vetro per ammirare i bellissimi coralli che fanno di quest'isola un paradiso per le immersioni e lo snorkeling.
Decidiamo di fare un giro a piedi oltre le basse colline che portano verso baie incantate. Non incrociamo mai una macchina, solo vegetazione mossa dal vento, odore di mare e cielo di un azzurro del tutto nuovo per noi.
Il primo incontro con gli animali endemici di questa remota e selvaggia terra non ha certo deluso, anche se il meglio deve ancora venire.
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